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Associazione di Volontariato |
Racconto pubblicato sul LIBRO "LA MIA STORIA TI APPARTIENE" 2014
50 persone con disabilità si raccontano
di Cutrera e Pavoncello
TITOLO: “MA CHE SCANDALO!!”
di Marisa Melis
Rigiravo tra le mani quella busta bianca. Dentro c’era una convocazione “urgente” da parte della scuola nuova dove, avevo iscritto mia figlia. Poche righe battute al computer, senza dare una motivazione per l’urgenza del caso.
E’ inutile tormentarmi, mi dissi, chiamiamo in segreteria e chiediamo lumi.
Dall’altra parte del ricevitore, una voce stentava a dare spiegazioni:” Sa Signora, abbiamo convocato tutti i genitori dei disabili, perché sono troppe le iscrizioni”.
Una lettera misteriosa ed una telefonata che non deponeva a nessuna buona notizia.
Sentivo questa inquietudine sottile ma fastidiosa, il preludio a qualcosa di poco piacevole.
Ci presentiamo a questa riunione dove l’attore principale era la dirigente scolastica, mentre la coordinatrice del sostegno e due insegnanti di tale ruolo, non proferirono parola. A questa riunione c’era pure un funzionario del provveditorato provinciale scolastico. Ruolo che avrebbe dovuto incutere in noi soggezione, ma poi interrogato sull’ufficialità della sua presenza, dirà di essere in veste amichevole…ma poi si confonderà abbastanza, suscitando in me sconcerto e aumentando i miei dubbi sulla legittimità di tale pseudo-riunione.
Dopo gli inutili convenevoli di rito, veniamo informati che i disabili nuovi iscritti sono 21 e le prime classi alle quali accedere sono 4, con 120 alunni. Per una persona come me, che si è nutrita di normative scolastiche riguardante i disabili, che ha vinto parecchie cause per il mancato sostegno, che conosce il numero massimo di alunni per classi, di disabili in ogni contesto, è legittimo presentare le rimostranze.
Prendo la parola e invito la dirigente scolastica in base alle normative italiane ad attivare più classi che non siano le quattro che si erano prefissati.
Sento dire con voce pacata che “per il bene dei ragazzi disabili” sarebbe consigliato che noi genitori li spostassimo in altra scuola. Loro addirittura si prenderebbero l’impegno di contattare lo scientifico e il classico per inserirli in quegli istituti.
Logicamente questa decisione la devono prendere i genitori, ma è urgente.
Certo, il mio cervello non deve affaticarsi molto per arrivare alla conclusione che, per legge nessuna scuola può rifiutare l’iscrizione di un disabile, mentre un genitore nel tempo può cambiare “idea” e trasferire il figlio dove ritiene opportuno.
Vedo molto rassegnazione negli altri genitori e questo mi fa diventare ancora più battagliera.
Vado via, mostrando tutta la mia irritazione per l’oggetto misterioso di questa riunione e rimarco il mio pensiero:”ho iscritto mia figlia in questa scuola, dunque nessuno mi chiami per esodi che noi non vogliamo in altri Istituti”.
Sono veramente seccata.
Basta una telefonata al quotidiano locale e dopo due giorni appare un articolone dove vengo intervistata e parlo del caso. Logicamente il giornalista intervista pure la dirigente scolastica, la quale afferma che probabilmente io non avevo capito, loro accoglievano a braccia aperte tutti i disabili. Probabilmente avevo frainteso.
Nessuna telefonata ho mai ricevuto da parte della scuola.
Dopo un mesetto vengo contattata dal quotidiano che stava predisponendo un servizio sulla disabilità e voleva intervistarmi. Tra le altre cose il giornalista, vuol sapere se le cose con “quella” scuola erano sistemate. Ecco un altro articolo, ancora viene indicata la scuola ed il fatto che io madre di xxx non la trasferirò di istituto.
Questi due articoli sul giornale, hanno decretato la guerra contro mia figlia. Se la guerra l’avessero fatta a me, niente mi avrebbe scosso, il fatto è che la guerra è stata fatta contro mia figlia disabile.
Non si possono toccare i ragazzi indifesi.
Parte un braccio di ferro assurdo che durerà tutto l’anno, a domanda precisa su quante ore di sostegno ha mia figlia, mi viene detto: 27 ore alla classe. Ma c’è la presenza di un disabile in carrozzina dunque deduco che 9 ore sono per mia figlia e 18 per l’altro.
Non c’è dialogo né con la dirigente e ancor meno con il sostegno.
Questa insegnante uesQuestaQnon ritiene neppure che sia suo compito informarmi su quali ore copre in classe con la ragazza. Certo che fare il sostegno all’ora di religione e di educazione motoria, la dice lunga sulla voglia di lavorare con il disabile.
Senza nessuna valutazione la ragazza deve fare il programma differenziato. C’è il netto rifiuto da parte mia e di mio marito. La ragazza viene umiliata psicologicamente con battutine e interrogazioni e lei si crea una corazza e si blinda in un silenzio assurdo.
Invitati a fare un GLHO (riunione per legge dove si discute solo del disabile insieme alla famiglia) da parte mia, loro ritengono opportuno fare solo un consiglio di classe.
Chiedo di entrare nel GLHI (rappresentanza di persone che discutono sui problemi di tutti i disabili della scuola dove sono presenti i rappresentanti dei genitori), mi dicono che era stato fatto l’anno prima.
Non verrò mai informata neppure chi mi rappresenta alle riunioni, il genitore mi informa la dirigente scolastica è stato scelto da lei.
Prassi abbastanza insolita, solitamente sono i genitori dei disabili che indicano da chi vogliono essere rappresentati.
I genitori dei disabili in quella scuola risolvono i problemi con trattative private. Insomma ognuno per il quieto vivere si coltiva da solo il suo orticello. Quasi pensando che il reverenzialismo verso i responsabili della scuola poi sia una forma di protezione per i loro figli.
Mi sembra di vivere un film dell’orrore.
Per la ragazza è una tragedia, non voglio ricordare ulteriormente quante pressioni psicologiche sono state fatte nei suoi confronti. Faccio intervenire il provveditorato scolastico provinciale, durante una riunione dove la scuola mi porge il ramoscello d’ulivo.
Il ramoscello è molto fragile e presto si spezza.
Mia figlia arriva a dirmi:”mamma per favore non mandarmi più in quella scuola”.
Rimane in casa, l’anno è quasi terminato. E’ triste e ripete sempre la solita frase:”io non ho fatto niente, xxxxx parla con mamma e poi mi tratta male”.
Ci vuole parecchio per convincerla a sfogarsi. Le propongo un libro da scrivere. Vomita tutta la sua angoscia e la sua rabbia in quel blocchetto a quadrettoni.
Conservo quella narrazione a testimonianza di quanta cattiveria hanno CERTE persone preposte ad aiutare i nostri figli più deboli. Sono i primi carnefici di persone indifese.
Certo “sono stata uno scandalo” per il buon nome della scuola, non poteva tenerselo per sé la dirigente scolastica e me lo spiattella in quella riunione-
Con quell’articolo ho rovinato il nome dell’istituto.
Istituto che per quanto riguarda l’integrazione dei disabili ha tanta strada da fare.
Non serve a niente programmare faraonici convegno per “l’integrazione dei disabili”, quando si fanno le riunioni “di legge” senza il contributo dei genitori.
L’integrazione è un’altra cosa.
La vera integrazione mia figlia l’ha avuto nel nuovo istituto dove NOI abbiamo deciso di mandarla. Una scuola che l’ha accolta, le ha dato l’opportunità di fare il programma ministeriale, ottenendo degli ottimi risultati: persino 7 in informatica, diritto, fisica ed educazione motoria.
Che dire….a questo punto……ma chi era l’artefice dello scandalo?
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